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«Se è vero che la scrittura origina da una ferita, "Intimo cielo", seconda pubblicazione di Teresa Cacciatore, ne è la riprova. Segue a breve distanza temporale il corposo volume "Idume" del 2019 - che ha raccolto i testi scritti nei due anni precedenti ma ne recupera una decina dal lontano 1983 - dove serpeggia il fiume sotterraneo dell'amata Lecce, chiara metafora della sua esistenza. La nostra conoscenza è relativamente recente, ma credo di poter dire che Teresa senza la parola si sentirebbe come legno morto, fiume senz'acqua, cielo deserto. Lei sa, come sanno i veri poeti, che le parole, quando misteriosamente s'affacciano sulla soglia, possono anche implodere e soffocare, perciò bisogna assecondarne il percorso, farle uscire allo scoperto: a dire di noi in rapporto all'altro, al mondo, a noi stessi.» (Nadia Scappini)